Disperata urbanistica stomp

Si muovono rapidi e decisi. Poi, d’improvviso, si fermano. Stanno immobili in mezzo al flusso della gente, e tu dietro, vai a sbattere contro lo zaino che portano sulle spalle. E loro? Nulla. Sono fermi che guardano Google Maps o le email. E allora ti chiedi: se fossero in macchina, guiderebbero così? Andrebbero dritti, poi inchioderebbero in mezzo alla corsia, senza preoccuparsi di chi viene dopo? Non si accosterebbero con il rispetto di chi sa che il mondo non è un posto per un uomo solo?
Poi ci sono quelli delle scale mobili. Appoggiati alla sinistra della vita, che non gli appartiene, non pensano. Perchè dovrebbero? Dietro di loro c’è solo qualcuno che corre, che insegue un treno, una vita, un minuto in più. Per loro l’universo non si muove, sta. Sta tutto dove stanno loro.
E poi, poi ci sono quegli altri, che in coda si mettono di fianco a te, perchè stare dietro di te non gli va bene, perchè non lo accettano, non possono stare dietro a nessuno loro, devono essere sempre i primi. Per loro esiste una classifica, la vita non è fatta di scambi e relazioni, c’è una classifica, e ci sono i posti da ricoprire.
Sono gli abitanti della città, dove non esistono regole fisse, solo traiettorie improvvisate, pericoli morbidi, immortalità. La fretta è un’illusione, la meta è un’ipotesi, la logica delle cose non serve sempre, e comunque a destinazione ci arrivi.

Next
Next

È il ritmo delle cose